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La storia della Sneaker

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Love1

Parlare di un libro sulle sneakers nel 2020 potrebbe far sorridere, ma posso garantivi che nel 2005 una pubblicazione del genere non era affatto scontata e quando uscì “Sneaker guida del collezionista” a cura di  Unorthodox Styles (all’epoca regia del celebre sito sulle sneakers crookedtongues.com)  molti di noi ne rimasero realmente affascinati. Per questo libro potrebbero parlare i numeri: 180 modelli di scarpe scelte tra modelli “classici”, “serie limitate” e “pezzi rari” ,  ben oltre 500 fotografie e la storia dei seguenti brand: Adidas, Converse, Fila, New Balance, Nike, Onitsuka Tiger, Pony, Pro-Keds, Puma, Reebok e Vans, ma andiamo avanti… 

Il libro si apre con la cronistoria di questa calzatura e come dalle sue umili origini siano poi diventate una pietra miliare della cultura sportiva e della moda popolare. Usciamo dal libro e vediamo quando e come è nato questo oggetto di culto:  pare che nell’antica Grecia gli atleti che partecipavano alle olimpiadi erano soliti usare calzature apposite che miglioravano i movimenti in determinati esercizi fisici, erano fabbricate ovviamente da artigiani locali.  Facendo poi un salto di centinaia di anni e di chilometri pare che i pellerossa americani ricoprissero la pianta del piede con del lattice, una resina naturale ricavata dagli alberi di caucciù e che gli permetteva di affrontare i terreni più impervi senza calzature. Ma torniamo alla storia più “recente”, è’ noto infatti che nel 1839, lo scienziato statunitense Charles Goodyear inventa la gomma vulcanizzata, grazie ad un processo che comprende l’ aggiunta dello zolfo alla gomma riscaldata, trasformando quindi il tutto in una sostanza elastica, impermeabile e plasmabile, un processo chiamato appunto “vulcanizzazione”,  gli storici affermano che le prime sneakers non furono altro che un modo per sfruttare i sopravanzi di gomma provenienti da altre linee di produzione. Sono comunque quasi tutti concordi che la prima scarpa da ginnastica vera e propria sia nata in Inghilterra nel 1850: la “Plimsoll” (suola di gomma e il resto della tomaia in tela) chiamata così poiché sui lati aveva una striscia di gomma bianca che richiamava non volutamente la linea di galleggiamento (ideata da Samuel Plimsoll) disegnata sulle fiancate delle navi per evidenziarne i limiti di sicurezza del carico, quando sbarcò negli stati uniti prese però il nome di Sneakers, nome che ancora oggi indica questo modello di calzatura sportiva. Passando all’era moderna la diatriba è ancora aperta tra quale sia prima scarpa del ‘900, disputa che si gioca tra le “All star” della Converse (uscite nel 1923 col nome del campione di basket Chuck Taylor, ma già in produzione per questo sport dal 1917) e le “Keds” della Pro-Keds nate nel 1916 ma commercializzate l’anno successivo. 

Nel 1920,in Germania, i fratelli Rudolf e Adolf “Adi” Dassler decidevano di entrare sul mercato aprendo la loro azienda specializzata in scarpe sportive per atleti, la “Dassler”, che si costruì un’ottima reputazione nell’ambito delle calzature sportive anche grazie alle medaglie d’oro vinte dal velocista Jesse Ownes alle Olimpiadi del 1936; purtroppo o per fortuna i due fratelli litigarono, così nel 1948 Rudolf fondò “Puma” mentre Adolf fondò “adidas”, un neologismo che prese spunto dal suo soprannome “adi” e le prime tre lettere del suo cognome, il resto è storia!  La prima diffusione di massa fuori dallo sport la dobbiamo a James Dean negli anni ’50, l’icona ribelle fu da esempio tra i ragazzi statunitensi che abbinarono le scarpe da ginnastica ai jeans, abbinamento inconsueto per l’epoca e probabilmente adottato anche come sinonimo di ribellione contro le regole stilistiche imposte dalla società. Nelle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico il velocista statunitense Tommie Smith vince la medaglia d’Oro dei 200 metri, sale sul podio scalzo e leva al cielo la mano guantata di nero del “black Power”, lascia poi le scarpe chiodate Puma sul podio in modo che tutti potessero vedere, un gesto che il mondo non scorderà mai.  

Gli anni passano e nascono varie marche e modelli di scarpe per il tennis , il basket e gli altri sport, quest’ultimo diventa un elemento fondamentale nella vita delle persone, così anche i brand di abbigliamento iniziano a produrre sneakers, possiamo citare come esempio Fila, nata nel 1911 ma che solo nel 1973 decide di entrare nel ambito dell’abbigliamento sportivo. La squadra di calcio della Germania viene soprannominata “squadra adidas” vista la collaborazione duratura negli anni, aumentando la fama del brand, come già aveva fatto negli anni Muhammad Ali.

Gli anni ’80 segnano un punto di svolta nella storia della sneakers, nel regno unito tifosi di calcio poi battezzati “soccer casuals” cominciano a presentarsi sulle “terraces” esibendo capi di abbigliamento sportivo di marca, ostentandolo come segno di superiorità rispetto agli avversari, questi lads si recavano spesso in Francia,Germania e Italia per impossessarsi di marche e modelli di scarpe spesso assenti in madre patria, i più abili diedero vita a un vero e proprio mercato di rivendita, vi risulta famigliare? Tra le scarpe di maggior successo ricordiamo Forest Hills, Trimm-Trab e le Diadora Borg Elite.  Anche i Italia compaiono sulle gradinate le prime sneakers, ma più come comodità e senza una vera e propria sottocultura, siamo ancora fermi a stivaletti e desert boots, retaggio dei movimenti politici degli anni ’70 e dell’influenza Beatles. Come per la storia del bucket hat anche in questo caso una grande mano alla diffusione delle sneakers la si deve al movimento Hip-Hop statunitense, grazie alla Break Dance e ai Run DMC che nel 1986 arrivano a comporre un pezzo intitolato “My Adidas” e che sperimentano un nuovo modo di indossare scarpe: senza lacci e con la linguetta ribaltata verso l’esterno, le loro preferite erano le Superstar. Gli anni del duello McEnroe Vs Borg elevano all’ennesima potenza Nike e Diadora. Verso la fine degli anni ’80 scoppia la “sneakers culture” tra i giovani Giapponesi in particolar modo verso Nike. Nel 1984 la Nike commercializza le Air Jordan ispirate all’omonimo campione, è uno dei primi casi di signature shoes (scarpe realizzate su misura per uno specifico atleta), diventeranno tra le scarpe più diffuse al mondo.

Negli anni ’90 i Nirvana riportano in auge le All Stars mentre i brand  Puma e Vans vengono associati alla cultura dello Skate. Nel calcio fine '80 inizio '90 Maradona è l’uomo Puma, ma questa decade sarà in ogni caso appannaggio della Nike, tra i sui testimonial possiamo ricordare Agassi, Tiger Wood e Ronaldo, fama dovuta anche all’uscita delle Air Max 1 (1987,1990,1995) che hanno ridefinito il concetto di scarpa da running, con release assolutamente rivoluzionarie. 

Col tempo Calciatori e  Attori hanno svolto un ruolo fondamentale nel culto delle sneakes, come non ricordare le Onitsuka Tai Chi indossate da Uma Thruman nel film capolavoro Kill Bill (2003)? Sulle gradinate italiane i primi 2000 sono appannaggio delle LA Trainer, col passare degli anni si diffonderà la cultura delle scarpe bianche fino a mutare poi in modelli più particolari come le city series. Ad oggi il mercato è caratterizzato da centinaia di edizioni limitate e modelli collaborativi, ma preferiamo fermarci qui, se ne vuoi sapere di più devi assolutamente procurarti questo libro!

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