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Il Bucket Hat

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Il “bucket hat”o “Fisherman Hat”, “cappello alla pescatora” all’italiana, affonda le sue radici nell’Irlanda di inizio novecento, grazie alla sua composizione in lana o tweed divenne un cappello tradizionale indossato da agricoltori e pescatori per prevenire la pioggia grazie alla sua composizione, materiale tenuto insieme da alcuni semplici punti, e che oltretutto rappresentava il massimo che la classe meno agiata poteva permettersi. Col passare del tempo fu rapidamente adottato dalle classi più agiate dell’aristocrazia britannica per camminare in campagna, andare a caccia di uccelli e pescare poiché, una volta piegato, poteva entrare in una tasca del cappotto. La sua comodità e resistenza alle intemperie lo rendono ad oggi ancora un capo tradizionale Irlandese insieme al “flat cap”, la “grandfather shirt”, e all’ “Aran sweater”.  

Durante il periodo successivo alla prima guerra mondiale e fino all'inizio della seconda, i cappelli irlandesi si diffusero rapidamente a livello internazionale, poiché come già spiegato è sia comodo da usare e da ripiegare in tasche e sia comodo da pulire, bastava infatti usare solamente una spugna bagnata per pulire anche una macchia di fango senza ricorrere al lavaggio vero e proprio. E Come tutte le cose comode e funzionali  finì poi per essere usato a scopo militare, difatti le qualità pratiche e durature di questo capo portarono le forze armate statunitensi a introdurlo durante la seconda guerra mondiale per proteggere le truppe dal sole, prevenendo malattie e bagliori legati al calore mentre miravano con armi da fuoco. Varianti di denim e twill blu scuro furono emesse dalla Marina degli Stati Uniti. Soprannominato "Daisy Mae", questi cappelli  presentavano una corona di dimensioni regolari con un bordo esteso per una maggiore funzionalità nella stagione dei monsoni. Gli anni Quaranta videro anche le forze armate israeliane usare un morbido cappello con tesa larga simile alla "Daisy Mae".

 

Il cappello da pescatore ha subito una leggera trasformazione negli anni sessanta, portando i militari statunitensi a introdurre il "Boonie hat" durante la guerra del Vietnam. Conosciuto anche come "Giggle Hat", la boonie fu inizialmente rilasciata alle forze speciali dei Berretti Verdi, ma fu presto adottata da altre unità e persino dai soldati dell'esercito della Repubblica del Vietnam.  Il Boonie è molto simile al “bucket”, con le principali differenze che sono una corona più piatta, un bordo più rigido e l'inclusione di funzioni extra come anelli di " branch loops" di tessuto attorno alla corona che sono stati progettati per contenere foglie e arbusti che servivano come mimetico. Le truppe spesso recuperavano il vecchio camuffamento e lo ricucivano sui loro cappelli “boonie”, viene anche introdotto il colore “camouflage” e l'utilizzo del cotone ripstop. In ambito militare questo cappello è usato anche oggigiorno.  

Proprio come tanti capi e accessori classici, l'uso militare del cappello da pescatore ha visto questo capo utilitario influenzare il mondo della moda. Verso la metà degli anni sessanta, i cappelli da pescatore erano stati abbracciati da civili e celebrità. Il personaggio di Bob Denver nella sitcom di metà degli anni Sessanta "Giligan’s Island" esibiva notoriamente un cappello da pescatore color kaki per tutta la serie, e il famoso giornalista e autore americano Hunter S. Thompson divenne famoso per aver indossato regolarmente un cappello da pescatore di cotone bianco. Gli anni sessanta videro anche donne della sottocultura Mod indossare adattamenti del cappello da pescatore che presentava fasce molto più lunghe e corone allungate per ospitare le loro acconciature bouffant.

Gli anni ottanta e novanta videro il cappello da pescatore guadagnare popolarità attraverso i movimenti culturali dell'hip hop negli Stati Uniti e la scena dei concerti in Gran Bretagna .Vista la popolarità molte etichette di abbigliamento sportivo iniziarono a produrre questo tipo di cappelli e famosi rapper come Big Hank di Sugar Hill Gang, LL Cool J e Run hanno indossato i “bucket hat” di brand come Adidas e Kangol. Questa connessione urbana risuonava con la scena rave sempre crescente in Inghilterra, portando il “pescatora” a diventare quasi sinonimo dei movimenti Rave, Drum N Bass e Jungle. 

In Italia è presente sin dagli anni ’80 sulle gradinate dei settori popolari di tutti gli stadi italiani, ricordiamo infatti che la totalità di questi impianti pre Italia ’90 erano sprovvisti della copertura, se non per la parte delle tribune, quindi i lads del tempo erano soggetti a tutte le intemperie del tempo, sia la pioggia che il troppo sole, cosa c’era quindi di meglio di un bel cappello alla pescatora?  Con il passare del tempo, l’aumentare della repressione e dei controlli da parte delle autorità competenti porta i lads ad indossare questo capo non solo per le tipiche caratteristiche già descritte ma anche per la sua naturale funzione a rendere le persone poco riconoscibili grazie alla sua visiera che compre la testa a 360 gradi.

Stadio Olimpico Roma, Curva sud 1983 

Ad oggi resta popolare sia sulle gradinate sia ad alcuni concerti come: Sticky Fingers, The Stone Roses, King Gizzard & the Lizard Wizard, Oasis e Yung Lean, dove i fans ne fanno uno sfoggio spropositato. Resta un must anche per la cultura Hip Hop/rap italiana, come non citare Coez o i Cor Veleno, ma gli esempi sarebbero tantissimi.  Anche la filmografia Italiana o estera ne è piena, possiamo ricordare il personaggio di Sean Connery, Henry Jones Sr., in “'Indiana Jones e l'ultima crociata”; Alberto Sordi nel celebre personaggio dell’avvocato Pignacorelli o Bud Spencer in “Io sto con gli Ippopotami, anche qui gli esempi sarebbero innumerevoli e preferiamo fermarci qui. . Nel frattempo prende popolarità anche tra i vip, prendiamo come esempio Jason Statham e Liam Gallagher, anche se Rihanna è la santa patrona incontrastata del “bucket hat” moderno,  possiamo affermare che è  anche grazie a lei se molti brand lo propongono nelle collezioni, questo ha fatto sia che si stia diffondendo anche tra le persone comuni, ma attenzione…

      “Quando mi chiedi di provare un cappello alla pescatora ricordati che appena indossato ti sembrerà di avere in testa un vaso di fiori rovesciato. Il pescatore va’bagnato, vissuto , rovinato, e solo dopo un periodo prenderà la sua forma naturale. E comunque rimane il fatto che il pescatore non e’ per tutti” Cit Elvio Coolness Milano 1998

Scopri il Dressers Bucket hat

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